Lun 14/06. Al DI.N.O. si guarda ITALIA-PARAGUAY e…si tifa quello che si vuole
Mondiali (antirazzisti) al DI.N.O. 🙂
Niente gabbia e niente deportazione. Resto libero…
Ancora libero.
Mi sposto veloce ma senza affanno.
Sparisco e ritorno sui miei passi.
Rientro in quella casa in cui sono già stato, che è mia come è di tutt*.
Pronto però a sparire di nuovo nel momento in cui arrivassero le guardie per prendermi, mettermi in gabbia e deportarmi.
“Non potete essere felici se camminate con la legge
sulla mia faccia”.
La mia tana va ancora pulita.
Quelli che amano tanto il decoro e la sicurezza, infatti, dopo averla richiusa, non l’hanno fatto.
Per me, decoro e sicurezza sono solo dignità e giustizia.
Tutto pronto. Adesso viene il bello.
Queste sere, questi giorni devono vibrare positivo.
Perché restare libero non può essere una fatica.
Verona. Ancora occupato. DI.N.O. si programma il week end
Verona. DI.N.O. interrompe il consiglio comunale
Non puoi essere felice se cammini con la legge sulle nostre facce
Un gruppo di giovani del laboratorio sociale DI.N.O. ha costretto il Presidente del Consiglio comunale di Verona ad interrompere momentaneamente la seduta.
Dopo aver appeso alla balconata lo striscione con l’orso-mangia-divieti, uno di loro ha esposto ai consiglieri e agli assessori presenti i motivi della protesta.
– Chiusura degli spazi sociali che producono aggregazione e cultura “altra” in città . Metropolis è uno di questi, ma sono molte le realtà cittadine che sono costrette alla chiusura o che si trovano in grosse difficoltà .
– Disagio/malessere/rabbia per una città che ormai vive di divieti-paura-razzismo-esclusione.
– Richiesta di apertura di una trattativa vera, perché l’esigenza di libertà , autonomia e protagonismo non si soffoca con processi, sanzioni e sgomberi.
La seduta del consiglio poi riprende mettendo all’ordine del giorno la possibilità che una delegazione del collettivo DI.N.O. venga ricevuta da quei consiglieri che si rendano disponibili.
Al termine del cosniglio, 10 consiglieri comunali incontrano DI.N.O. al quale propongono un appuntamento, la prossima settimana, con la 1a Commissione consiliare.
Ovviamente, nel frattempo (e non fidandosi molto di chi comunque preferirebbe vederlo rinchiuso), l’orso si muove…
Dove siamo stati…e dove saremo. Aggiornamenti continui
DI.N.O. torna per un po’ in lessinia…
Stay tuned!
DI.N.O. prende parola: cos’è il degrado? Gli spazi abbandonati e…chi ci specula
Verona. DI.N.O. occupato – Foto e rassegna stampa
Si parte: DI.N.O. is born. Striscioni:
Pulizie di rifiuti stratificati nel tempo dentro il quartiere di Borgo Trieste:
Alla fine, qualcuno si è accorto…
Com’era prima della “liberazione”. La proprietà si è sempre preoccupata di far cacciare i senza casa che in questi anni di abbandono lo hanno usato come riparo, ma il fatto che sia da tempo “occupato” di rifiuti, questo va bene:
Fonte: Corriere di Verona – 05/06/2010
I «sinistr-orsi» ispirati da Dino occupano stabile in viale Venezia
Dopo le denunce al Metropolis «presi» gli spazi dell’ex concessionaria Fiat. Decine di ragazzi a ripulire l’area. «Chiediamo un tavolo di confronto con il comune che non ci ha ascoltato».
Verona — Ci sono entrati, alla chetichella, due sere fa. Un po’ come si muove l’orso. Su sentieri non tracciati, pachidermico all’apparenza, ma assolutamente scaltro nell’azione. «M5, mi chiamano. Fanno così, ti cosificano mettendoti una sigla. Preferisco Dino, anche se è un nome che mi hanno appiccicato… ». Hanno «occupato» uno spazio e «sgomberato» le sgauie, le immondizie, ieri quelli che a primo acchito dovrebbero essere i soliti «sinistr – e in questo caso più che mai a tutto tondo – orsi». Quelli che facilmente si farebbero ricadere nell’area del Metropolis, il colletivo di via Mazza asfissiato dalle denunce e dalle ordinanze comunali. Ma che in realtà nei capannoni dell’ex concessionaria Fiat di viale Venezia hanno mostrato un nuovo volto, quello che non si omologa per nulla, nè nel collare dell’orso Dino nè negli schemi precotti dell’antagonismo politico. Ha la faccia di molti studenti che poco hanno a che fare con la «militanza», nel senso deleterio che si dà al termine, l’occupazione «ufficializzata» ieri delle aree dell’ «Albi Marcellino» abbandonate da anni. Hanno preso il nome del plantigrado più famoso del Nord Est, lo hanno reinventato in un acronimo, «DInamiche Non Omologate », – Dino – si sono armati di ramazza, sacchi per la raccolta differenziata e si sono «presi» uno spazio abbandonato nel degrado burocratico di una proprietà privata, quelli che adesso si riconoscono sotto la dicitura di «laboratorio sociale».
Quelli che hanno messo in atto l’occupazione, in termini di centinaia di metri quadrati, più imponente che Verona abbia mai conosciuto. Perchè quegli spazi, a ridosso di viale Venezia, sono un cubicolo di capannoni, officine, che si fiondano quasi sulla parte opposta del quartiere. Da anni abbandonati, da quando quella che era la «concessionaria dei veronesi» ha chiuso. Terra fertile, poi, per quelli che non hanno casa e di conseguenza per gli sgomberi. Sgomberi di esseri umani, ma non di quelle «masserizie» che negli anni si sono accumulate. E che ieri, chi «occupa » – e non chi è proprietario dell’area – ha ripulito. «Siamo un gruppo di ragazzi che ha deciso dopo l’”attacco” a Metropolis di prendersi uno spazio abbandonato da anni – hanno spiegato -. E il nostro laboratorio in realtà vorrebbe essere un progetto, composto da tante cose: una sala concerto, una libreria, una postazione informatica… Un laboratorio per una nuova cittadinanza che non rientra nelle logiche di una società commercializzata, che non rientra in una mentalità fatta di controllo e repressione…». Quello che sta facendo l’orso Dino. Lui fa l’orso, altri lo ergono a simbolo. Ha richiamato l’attenzione delle forze dell’ordine, l’occupazione cheta cheta dell’ex concessionaria di viale Venezia. «Non ci dispiacerebbe tenere questi spazi – dicono gli occupanti -. Il nostro è un grido d’allarme verso chi non ci ha voluto ascoltare». L’amministrazione comunale, «rea» di non aver voluto dialogare sul Metropolis. «Questo vuole essere un rilancio in avanti, un’esperienza nuova. Vorremo una città libera e chiediamo un tavolo di confronto, con le figure istituzionali». Con quelli che non li hanno incontrati per parlare di quel collettivo, ancora aperto, ma in realtà moncato dalle denunce. Ieri sera il «laboratorio sociale Dino» ha organizzato un concerto. Stasera ce ne sarà un altro e nel pomeriggio ci saranno i writers, che dipingeranno quei muri lasciati ingrigire dal tempo e dalle beghe burocratiche. C’è una parte di Verona che si sta riprendendo gli spazi. «Partiamo da qui – dicono quelli che come Dino non si omologano -. Da una nuova esperienza di autogestione. Uno spazio a disposizione di coloro che vorranno esprimersi liberamente, che vorranno starci vicini e rompere insieme a noi il controllo in cui ci vorrebbero tutti rinchiusi». Sanno, gli occupanti del «laboratorio sociale Dino» che il loro tempo è a scadere, come quello dell’orso a cui si sono ispirati. Per lui arriveranno le gabbie e, ben che vada, il «trasferimento». Per loro uno sgombero e, probabilmente, delle denunce. Ma c’è chi non si livella… «Sappiamo che adesso si metterà in moto la macchina della burocrazia. Ma noi da qui partiamo…». E a Verona la non omologazione rischia di diventare itinerante…
Verona. Laboratorio sociale DI.N.O. occupato
M5 mi chiamano. Fanno così, ti cosificano mettendoti una sigla.
Preferisco Dino, anche se è sempre un nome che mi hanno appiccicato
loro. Ma almeno questo mi ha creato qualche simpatia attorno.
Confinato in un circo, in una gabbia di zoo, o in un territorio dove
secondo loro posso stare. In qualche modo spettacolare.
Adesso, lo spettacolo lo faccio io.
Un giorno mi sveglio e mi metto in viaggio. Mi sposto in luoghi che sono
da sempre miei. I confini non li ho creati io. E neppure i miei
fratelli e le mie sorelle.
Per questo mi sono rimesso in viaggio.
Sapevo che mi avrebbero dato la caccia. A loro sembra che i miei
comportamenti non siano gentili. Ma io mangio quando e quanto mi serve,
consumo solo quello di cui ho bisogno.
Ecco, non ho proprio bisogno di
essere educato da loro. Io sono parte del mondo in cui vivo.
Chi mi chiama M5 ha creato confini entro i quali alcuni non possono
entrare e altri non possono uscire, ricopre la terra con qualcosa che
non permette più alle piante di crescere, versa nei fiumi, nei laghi e
nei mari sostanze che avvelenano, immette nell’aria gas soffocanti.
Loro, si fanno addirittura guerra tra loro.
Hanno un bisogno di potere
che io non ho. Hanno un bisogno di accumulare che io non ho. Hanno un
bisogno di sentirsi superiori che io non ho.
E nello stesso tempo fanno
di tutto per cancellare i legittimi bisogni di tutt*.
Ora ho imparato che non mi devo aspettare niente.
Mi hanno costretto ad
uscire dal mio rifugio, ma non sono rientrato nel loro spettacolo.
Per
ora, questa è la mia casa, e la uso per camminare libero per il mondo.
L’orso Dino siamo tutti noi, tant* giovani che a Verona nella città in
cui le passioni tristi della paura, del razzismo, della repressione di
tutte le forme di vita alternative sembrano avere il sopravvento, hanno
deciso di prendere parola, anzi di entrare in azione per provare a
immaginarsi protagonisti diversi di una città diversa.
Più di 3 anni fa siamo partiti dal Metropolis, un piccolo spazio in
Veronetta cha ha saputo diventare punto di riferimento politico,
sociale, culturale per il quartiere e non solo, creando iniziative
politiche, lottando a fianco dei migranti e per il diritto alla casa,
ospitando decine di gruppi musicale, organizzando spettacoli teatrali,
mostre d’arte e presentazioni di libri, offrendo servizi come il
doposcuola, i corsi di italiano per stranieri e internet gratuito,
iniziative di autoformazione.
Un luogo di aggregazione evidentemente sgradito e scomodo, viste le
denuncie e le ordinanze con cui l’amministrazione Tosi, per mano dei
vigili, ha voluto minarne le attività . Proprio a Verona, dove le realtÃ
culturali indipendenti chiudono o vengono fatte chiudere e così evidente
è la carenza di spazi sociali per i giovani.
Ma nessuna ordinanza può fermare la nostra voglia di costruire
alternative, di creare percorsi di autonomia e indipendenza. Quindi
partiamo da qui, una nuova esperienza di autogestione che sia
laboratorio di nuova cittadinanza in cui vogliamo fare tante cose:
libreria, palestra, atelier artistico, sale concerti, prove e cinema,
laboratorio di informatica, oltre a ciò che già si faceva al Metropolis.
Uno spazio a disposizione di tutt* coloro che vorranno esprimersi
liberamente, che vorranno starci vicini e rompere insieme a noi il
controllo in cui ci vorrebbero tutt* rinchiusi.
Laboratorio Sociale DI.N.O. – DInamiche Non Omologate